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Roberto Linzalone

Poesie e pensieri

Lo scempio del destino

(1)

rantolo di nubi ultimo respiro
paese abbandonato
crolla la volta
il tetto è saltato

c’era una volta
a chi sa raccontare
delle macerie
grande eterno mare

ogni frammento sembra un reperto
grande museo a cielo aperto

 

(2)

come il volo di rapaci
sulle ceneri e le braci
di un antico abitato
che il destino ha franato

le parole dell’autore
libri volano nel vento
come ceneri nel sole

 

(3)

ogni casa è un fotogramma
bianche a schiera son disposte
l’una all’altra contapposte

il paese è una pellicola un filmato
che racconta mille storie
per ognuna c’è il suo dramma
la vicenda di chi è stato
a suo tempo abitato
una storia che dipende
dalla morte che l’offende

(4) “epidramma”

scoppia nell’aria un botto
tutto a terra è rotto

un fulmineo gioco
s’abbatte il terremoto

solo macerie languono da sole
niente respiri non più parole

s’eclissa il tempo: muoiono le ore

trema, terra

prova d’autore!

**(originale inviato a Roberto Roversi per terremoto 1980)

(5)

quanti giorni quanti mesi
tutti siamo qui sorpresi
a scrutare
con le foto immortalare
quel che resta del passato
tornerà oppure è andato
la memoria resta all’arte
tutto il resto è in disparte

 

(6)

il paese abbandonato
come un gioco fu creato
ora crolla piano piano
resta il vuoto nella mano

 

(7)

le stanze vuote e lese
le case strette o obese
il tempo le racconta
la notte poi le smonta
risorgono al mattino
il giorno è un fanciullino
che esce per la scuola
nel caldo si dimora
poi cala giù la notte
è il luogo della morte

 

(8)

cala la notte
spegne le grotte
città abbandonata
migliaia di vite
ti hanno attraversata
come un lungo racconto
come un vivido presepe
quel che il tempo dà
quello il tempo chiede

 

(9)

campanile cattedrale
questo è il tempo che sta male
cattedrale bastimento
di cantare non più sento
campanile di campane
non si odono più strane
le tue voci
con il timbro di tenore

tace il vento
non si suona

è il silenzio a tutte l’ore

 

(10)

nubi bianche
fantasmi sul fondale del teatro

il cielo è dipinto
solo il paese langue stinto

non vi abita nessuno
per i corvi è il gran raduno

 

(11)

è un fiume la memoria
coglie l’attimo
la scoria
ti travolge ogni piede
sopra il letto
nessuno siede
il fiume che racconta

anche monti e valli
piano piano un fiume smonta

 

(12)

vola il falco sul paese
ogni giorno è un anno un mese
sfreccia rondine o colomba
il paese piano crolla
nella notte poi ripiomba
soli e teneri abitanti
piccioncini caldi amanti
chiusi e stretti nell’alcova della torre

per gli umani il tempo corre

 

(13)

grotte case case grotte
mille strepiti la notte
tante lotte nelle case abbandonate
quante vite quante storie son passate

solo case sconsacrate

 

(14)

case minime palazzi
case piccole e arazzi
negli interni senza vita
l’uomo è in fuga
questa storia è infinita

 

(15)

dorme e crolla l’abitato
sopra il monte abbandonato
quante vite quanti gesti
non più morti e manifesti

 

(16)

la tua nave è un bastimento
lungo il viaggio soffia il vento

ogni storia è un lungo viaggio
ogni uomo è l’equipaggio

 

(17)

il pese è un bastimento
incagliato sopra il colle
e l’argilla piano frana
come crema molle molle
è la fine della storia
ma il franare delle zolle
non cancella la memoria

 

(18)

è il saccheggio del destino
come male intestino
nato e morto è il paese
erbe incolte sui balconi
come a nave gran pavese

 

(19)

case cadute tetti cadenti
toni perduti suoni dolenti

è l’aria calma
che tarla ancora

taci orologio
ora per ora

 

(20)

il tempo scorre
il vento corre come lancia
tra le forre

la fortezza è abbandonata

dai predoni del tempo
fu espugnata

**

Venerdì 7 ottobre 2011

 

foto

Foto di Silvia Passerini

 

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